15 anni e un giorno fa: il mondo era senza Google
Oggi 27 settembre 2013 Google festeggia 15 anni di attività.
In realtà, questa ricorrenza nel tempo è apparsa ballerina, in quanto la richiesta di apertura dell’azienda fu inoltrata il 4 settembre del 1998, la registrazione del dominio il 15 settembre e per anni i due fondatori Larry Page e Sergey Brin hanno spesso cambiato la data dell’anniversario dell’azienda.
Senza alcun dubbio, sappiamo che nel settembre 1998 è iniziata la più innovativa modalità di navigazione nel web che ha favorito lo sviluppo di internet, la condivisione delle informazioni, la semplificazione degli strumenti.
Quello che vedete nella foto in alto, è lo screen shot della pagina di ricerca di Google! dell’ottobre 1998, noterete subito che in quel periodo l’azienda aveva nel nome un punto esclamativo, poi sostituito da il simbolo del marchio registrato a protezione di una brand caratterizzato per il motore di ricerca.
Se avete un po’ di curiosità e qualche secondo da dedicare, vi racconto la mia esperienza in internet, prima della nascita Google.
Ero già avvocato da qualche anno, mi cimentavo nell’analisi del diritto applicato alle nuove tecnologie che in quel tempo aveva il nome di “informatica giuridica”, termine ancora oggi usato in ambito accademico universitario.
Nelle navigazioni notturne sul web, di giorno era impossibile collegarsi dal telefono fisso sia perché serviva in famiglia sia perché le tariffe per fascia oraria erano altissime, c’erano due modi per navigare in rete: il primo era usufruire di un motore di ricerca chiamato AltaVista (foto sotto) che indicizzava solo le pagine index dei siti, l’altro era di entrare in un sito e poi dalla pagina “link” navigare nei siti ad esso correlati.
All’epoca c’era veramente poco che mi potesse interessare, se non la mia curiosità di navigare meravigliandosi di tutte le informazioni che potevo attingere: documenti di ricerca, fotografie, software che puntualmente contenevano virus o errori di sviluppo e musiche in formato .midi (Musical Instrument Digital Interface) dalla sonorità elettronica lontanamente paragonabile alla peggiore suoneria di oggi che al contrario risulterebbe di grande qualità.
I personal computer e le periferiche, prevalentemente costose ed ingombranti, venivano svestite e rivestite prima e dopo l’uso, da fodere di plastica. Monitor, tastiera, stampante, modem 9.6K, iomega zip, altoparlanti e perfino il mouse avevano una plastica dedicata che, alla fine dell’uso, li conservava, preservandoli dalla polvere.
Il mouse, in particolare, funzionava attraverso una pallina che ruotava all’interno raccogliendo polvere dalla scrivania, briciole del pranzo, graffite della matita. Quando si impallava si sbatteva sul tavolo e quando si aveva tempo lo si smontava rimuovendo dall’interno un gomitolo di polvere.
Per collegarsi occorreva configurare la funzione di “accesso remoto”, funzione che era veramente difficile e molto spesso i floppy configuranti non assicuravano la riuscita dell’operazione. In più, aspetto non secondario, si doveva sperare che il sistema operativo reggesse per non passare un intero pomeriggio a reinstallare tutto attraverso i floppy.
La casella di posta elettronica dalla capacità di 10MB o 30MB per la versione professionale, si otteneva con l’abbonamento ad Internet, non ricordo bene ma credo che la mia prima casella di posta elettronica mi sia stata data da Italia On Line a cui sono state affiancate McLink, Tin e Libero.
Il primo strumento legato ad internet è stata la casella di posta elettronica, si faceva ben poco, le prime ricordo non permettevano l’invio di allegati ma solo un testo che si leggeva con lo stesso carattere della macchina da scrivere.
Non aveva importanza la grafica, avevo la netta sensazione di vivere nel futuro e poi Google, con il suo motore di ricerca e la sua casella di posta elettronica unita ad una strategia aziendale rivolta all’innovazione, ha avuto il merito di concretizzare ciò che un tempo ritenevo fantascienza.
Dall’altra parte sognavo il futuro in un Paese moderno, informatizzato, efficiente in cui grazie alle macchine elettroniche si potessero ottemperare e risolvere tutti quegli adempimenti in cui diventiamo stupidi trasportatori di carta da un luogo all’altro.
Il sogno dell’Italia digitale purtroppo non si è avverato, Google invece mi ha dato la possibilità di vivere “sotto un cielo di bit” che ancora oggi ha il merito di sorprendermi.
Auguri Google!