Dove finisce la nostra privacy al termine di un processo?
“Avvocato no, no… non lo faccia La prego”.
Invece no, oggi sono andato in Cassazione non per tenere un’udienza ma per dialogare con una Cancelleria civile.
Le bravissime Collaboratrici conoscono bene il fatto che, ogni volta che vado in un Tribunale, torno inferocito lamentandomi che le cose non vanno, che non c’è organizzazione, che si perde tempo inutilmente e che soprattutto non c’è una Giustizia all’altezza delle aspettative sia dei cittadini che degli operatori forensi.
L’ultimo mio rammarico investe il trattamento cartaceo dei dati giudiziari (privacy) in quanto, come riporto dalle foto, oggi ho trovato lungo i corridoi della Suprema Corte di Cassazione pile di carte – probabilmente destinate al macero – nelle quali sono riportati i dati giudiziari di centinaia di cittadini.
Il rischio che, in assenza di vigilanza e custodia, chiunque può portarsi a casa le carte difensive degli avvocati, le sentenze, i dispositivi e tutto ciò che riguarda le persone sia maggiorenni sia di minore età che hanno fatto ricorso alle aule di giustizia per ottenere il riconoscimento di un diritto che investe la loro salute, il loro stato civile o peggio per ottenere un risarcimento danni per stupro, per abusi sessuali, per stalking ecc.ecc.
Tutto era nei corridoi.
Successivamente chi porta al macero quelle carte? Chi le legge? C’è il rischio di un uso illecito?
Forse ho la risposta: la colpa è dei cittadini!