Il pericolo è Internet o Internet è in pericolo?
Poter esplorare gli sviluppi di Internet, l’invenzione più importante dell’uomo moderno, appare impresa ardua con la certezza di poter essere subito smentiti, sulle proprie previsioni e conclusioni.
Di contro, sembra possibile solo analizzare il presente della Rete rispetto alla sua genesi.
La vitalità di un pensiero, di un’idea, di una cultura, di una società si riscontra da come oggi si sviluppa, da ciò che semina, da ciò che costruisce, da ciò che mostra.
Chi ha vissuto i primi vagiti di Internet ricorderà le notti trascorse con un modem di 9600 baud nell’attesa di poter scaricare un file di un mega, la meraviglia di provare i primi programmi di comunicazione sincrona, il trovare un proprio spazio web per costruire un sito che non sarebbe mai stato visto da nessuno, l’installare e reinstallare decine di volte sistemi operativi o applicativi non tanto alla ricerca della perfezione quanto di un semplice e stabile funzionamento.
In quelle ore sognavamo maggior capacità di calcolo nelle nostre macchine, banda più ampia per esplorare confini lontani, ipotizzavamo grazie allo spirito hacker una conoscenza condivisa, una positiva partecipazione degli utenti nell’accrescere i contenuti della Rete e infine un accesso democratico alla cultura quale unico elemento capace di abbattere disparità territoriali, economiche, sociali.
Questa è stata la Rete del secolo scorso, quella delle nostre aspettative, quella immaginata durante le lunghe e interminabili attese davanti al monitor.
Oggi in Italia, sebbene penultima nella classifica degli Stati europei nell’utilizzo del web, la Rete costituisce un fenomeno diffuso presente nelle case dell’italiani che ne sfruttano l’enorme capacità tecnologica per scaricare suonerie, film e canzoni, per immettere filmati più o meno comici o deliranti.
Nulla di male in tutto ciò, in quanto è un modo per ognuno di esprimere la propria libertà ma mi domando: è proprio questo il miglior uso che si può fare della Rete?
Fallito l’e-learning di massa, monopolizzati da motori di ricerca, assopite le lotte di pensiero su software alternativi ai sistemi proprietari, è subentrato un binario di pigrizia intellettuale che ha limitato la Rete a semplici operazioni di posta elettronica e consultazione di siti di servizio o di informazione accostando sempre di più lo strumento informatico-telematico all’antenata televisione.
Il ciber-navigatore (termine ormai in disuso, sostituito da utente) appare depresso e schiacciato dalla consuetudine e dalla ricerca di quell’economia digitale figlia non tanto del fallimentare capitalismo ma di quel neo-liberismo economico poco etico e troppo veloce per essere ricordato.
La Rete, oggi, questa bambina che ancora non ha raggiunto la maggiore età, è stata violata da fatti che l’hanno resa famosa più per gli aspetti negativi che ha veicolato piuttosto che dai silenziosi progressi che ha permesso di raggiungere, coinvolgendo in un lavoro reticolare, sinapsi collegate da ogni parte del pianeta.
Ai giovani è affidato il futuro della Rete, a quanti non anestetizzati dalla produzione di atti e video di bullismo, preferiscono una crescita sociale basata sull’essere e sul saper fare, anziché l’apparire su un palcoscenico per poche ore.
E’ una responsabilità enorme, da portare avanti attraverso un’azione mirata, in parte, a sconfiggere l’apatia di tanti che hanno smarrito quella innovazione, quella creatività, quel coraggio che permise ad un ragazzo di avviare non la compilazione di un software ma un evoluzione sociale, quale Linux.
La Rete è un bene prezioso, essa deve essere diffusa e utilizzata con quella libertà edotta che permette di scegliere l’etico-sociale dal mero inquinamento digitale, tutto questo comporta una rivoluzione culturale non solo per il bene del singolo quanto per un progresso comune.
Agli innovatori – siano essi informatici, sociologi, giuristi, economisti, filosofi, tutti nessuno escluso – spetta il compito di guidarci nel difficile cammino di questo Paese, affinchè si realizzi un governo digitale lontano da logiche politiche e concreto verso le esigenze del cittadino.
Apatia, egoismo, indifferenza sono i principali avversari che tali innovatori dovranno sconfiggere ovvero aspetti tipici del modo più diffuso di vivere la società contemporanea.
Tuttavia se rimarranno fedeli alla genesi della Rete, allo spirito della condivisione, alla capacità di veder lontano, sono certo credetemi, riusciranno a invertire quel processo involutivo che oggi l’uomo ha avviato in danno non solo alle capacità offerte dalle moderne tecnologie della comunicazione, quanto a se stesso.