Perché il social network Clubhouse non cresce in Italia
Clubhouse, il social network più innovativo del 2021 e con il più alto potenziale di “aggregazione bidirezionale attiva” ma in Italia non cresce, ecco le mie valutazioni dopo quasi un anno di utilizzo.
Partiamo dai punti di forza di Clubhouse, non ci sono like o condivisioni, la voce e i contenuti espressi dagli utenti sono l’unica forma valoriale in questa piattaforma, caratteristica che rende il social network un fantastico podcast aperto non solo in diretta quanto in differita nel riascolto passivo di ogni “stanza a tema”, una volta registrata.
La caratteristica di questo social network è data nel far creare all’utente una “stanza su un determinato argomento”, ossia creare un luogo virtuale che assomigli ad una conferenza in cui i relatori si alternano con gli interventi e gli ascoltatori in platea possono in qualunque momento chiedere di intervenire.
Chi apre le stanze, detto anche Creator, si assume l’onere e l’onore di fare da moderatore sul tema scelto, di preoccuparsi che il confronto tra i partecipanti sia sempre educato e costruttivo, si adopera nel gestire chi interviene, chi ascolta, chi replica.
Il modello di Clubhouse è un “modello real-time” ossia tutto avviene in diretta, non ci sono ghost writer o meglio “vocal ghost” e per vivere pienamente il social ci si deve mettere la propria voce, il proprio modo di essere, il proprio pensiero, il proprio carattere.
L’audio social network all’inizio del 2021, complice il lockdown che costringeva tutti a stare a casa, ha raccolto nel mondo due milioni di iscritti mentre in Italia alcune stime parlavano di oltre 110mila utenti registrati/attivi, oggi di quel numero ne rimangono meno di 300.
Cosa è successo?
Il primo fattore che ha generato il veloce declino numerico degli utenti sulla piattaforma in Italia è dato dall’abbandono di personaggi noti dello spettacolo, del giornalismo o della politica come Fiorello, Michelle Hunziker, Luca Bizzarri, Biagio Antonacci, Morgan, Marco Montemagno, Claudio Sabelli Fioretti, Guido Crosetto etc tutto ciò ha estinto la curiosità di tanti che vedevano l’adesione a Clubhouse come l’occasione della vita per entrare in contatto con una persona nota.
Il secondo fattore è che Clubhouse non è riuscita a creare una forma di monetizzazione concreta e interessante, non vi è pubblicità, non vi sono riconoscimenti per coloro che focalizzano l’intera giornata sulla creazione di contenuti generando traffico e interesse.
Il terzo fattore è dato da alcune modalità di design della piattaforma, in particolare dall’utilizzo dei blocchi da parte degli utenti, una vera tagliola per chiunque. Seppur la funzione di blocco sia presente in ogni social network, su Clubhouse assume una connotazione più forte e limitante. Provo a spiegarmi: Tizio blocca Caio per ragioni importanti o più o meno futili, Caio di conseguenza non potrà più entrare nelle stanze in cui è presente Tizio con tutte le ripercussioni morali e giuridiche sulla libertà di espressione e manifestazione del libero pensiero.
Nella piattaforma si discute da mesi sul tema dei “blocchi”, come risolverli e come evitare che la funzione venga abusata dai più stolti, l’unica soluzione percorribile – a mio avviso – sarebbe quella di dare la possibilità ai Creatori di contenuti di aprire una stanza creando la funziona “disattiva i blocchi dei partecipanti” in questo modo verrebbero a crearsi delle stanze neutrali in cui ci si confronta senza barriere, antipatie, recriminazioni precostituite.
A questo punto chiunque sarebbe libero di scegliere se partecipare o meno, ma sono sicuro che questa soluzione spingerebbe la partecipazione in quanto verrebbe chiunque ripagato in termini di visibilità.
Concludendo consiglio a tutti di confrontarsi – a piccole dosi – su un social audio come Clubhouse, i benefici sono tanti perché si migliorano le proprie capacità di public speaking, di sintesi, di pazienza, di rispetto verso il prossimo.