Il grande paradosso dell’Europa, regole e immobilismo nel futuro dell’intelligenza artificiale
Da mesi, nei salotti buoni dei convegni sull’Intelligenza Artificiale, i soliti luminari si pavoneggiano con la medesima narrativa: “la Cina investe pesantemente sull’AI, gli Stati Uniti fanno lo stesso e l’Europa… si dedica con fervore a creare regolamenti per disciplinarne l’uso e la diffusione”.
Un compito che, a dirla tutta, sembra fatto su misura per garantire una rendita perpetua a consulenti, commentatori e operatori del settore.
Nel frattempo, dall’altra parte dell’Atlantico, il neo Presidente Donald Trump non perde tempo: con una firma, cancella l’ordine esecutivo 14110 dell’ottobre 2023, varato dal suo predecessore Biden.
L’ordine esecutivo 14110 imponeva agli sviluppatori di AI, i cui sistemi presentavano potenziali rischi per la sicurezza nazionale, l’economia o la salute pubblica, di condividere con il Governo statunitense i risultati tecnici prima del lancio sul mercato.
Con la revoca dell’ordine esecutivo 14110, gli sviluppatori di AI negli Stati Uniti si liberano di questo “fastidioso” vincolo.
Ma Trump non si ferma qui: annuncia con enfasi una joint venture colossale da 500 miliardi di dollari, battezzata “Stargate”.
Protagonisti del progetto?
Nomi altisonanti come OpenAI, SoftBank Group Corp. e Oracle, uniti per spingere l’infrastruttura di intelligenza artificiale americana oltre l’orizzonte dell’innovazione.
E in Europa? Si discute ancora di regolamenti.
Nel frattempo, gli USA, trainati da Musk, sono avanti di almeno sette anni nella tecnologia satellitare; la Cina non accenna a rallentare. L’Europa, invece, rimane il diligente scolaro del gruppo, impegnato a perfezionare direttive, regolamenti e linee guida con il rischio concreto di trasformare l’immobilismo in una vera e propria arte.
Morale della favola?
Essere indietro nella tecnologia significa essere indietro nell’economia, nei mercati, nella sanità, nello sviluppo sociale e nell’innovazione.
Ma tranquilli, possiamo sempre consolarci in Europa con un’altra direttiva politicamente corretta.