Flussi migratori incontrollati il rischio oggi è un’azione di forza
Nelle ultime ore si sta registrando un aumento del flusso migratorio verso l’Europa, come sempre concentrato sulle coste dell’isola di Lampedusa.
In poche ore sono giunte sulle coste italiane circa 5.000 persone, non più trasportate da scafisti criminali, non più salvate in mare dagli operatori delle ONG ma giunte attraverso centinaia di piccole imbarcazioni.
La prima riflessione che il fenomeno impone riguarda le modalità di contrasto che non possono più essere rivolte verso il traffico di essere umani, perché se pur pensando ad una strategia occulta, l’arrivo di decine e decine di barchini non può più essere imputata esclusivamente agli scafisti.
Premesso che la terminologia usata per descrivere i fenomeni migratori è importante in quanto influisce sulla percezione pubblica e sul dibattito politico, mi riprometto che non userò il termine “invasione” che ha connotazioni forti e spesso negative in quanto rischia di criminalizzare o delegittimare le persone che cercano di migrare verso l’Europa, spesso per ragioni di sicurezza personale, opportunità economiche o diritti umani.
Fatta questa premessa non posso esimermi dal riflettere che un afflusso significativo di migranti ponga sotto stress la macchina organizzativa di una Nazione, inclusa la tensione economica ed organizzativa dei servizi primari come la gestione della sanità, della giustizia e dell’occupazione per non parlare poi degli alloggi e dei conflitti culturali e sociali sottesi tra le fasce di popolazione meno alfabetizzate.
Non l’esondazione del flusso migratorio è palese, dopo decenni di migrazioni verso il nostro Paese la situazione sta diventando non solo ingestibile quanto pericolosa e questo spingerà l’adozione di soluzioni drastiche.
Il rischio è che domani vengano adottate soluzioni d’urgenza, seppur auspicabili da molti, che purtroppo – proprio per il carattere emergenziale – non tengano conto dei diritti e della dignità delle persone.