La politica italiana e i suoi spot televisivi che aprono la mente
Una delle più belle iniziative culturali apparse recentemente nel web è il progetto: Archivi Spot Politici, realizzato dall’unità di ricerca dell’Università degli Studi di Roma Tre, all’interno di un Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale sulla comunicazione politica.
Sul portale si possono vedere oltre 450 spot politici prodotti in Italia dai partiti e dalle principali associazioni e soggetti politico istituzionali a partire dagli anni Settanta ad oggi.
La visione degli spot è agghiacciante in quanto non solo emerge tutta l’incoerenza della politica italiana, quanto sollecita il visitatore a ragionate considerazioni che portano a giustificare l’astensione al voto.
Vediamo qualche particolare che emerge:
1) L’antipolitica rappresentata oggi dal Movimento 5 Stelle in realtà è sempre esistita, già nel 1987 la politica appariva come una enorme giostra in cui “i soliti” – tra questi anche Giorgio Napolitano attuale Presidente della Repubblica – gestivano su di una giostra gli interessi del Paese.
2) I messaggi politici degli ultimi quarant’anni sono sempre gli stessi: ricerca della trasparenza, tutela del merito, lotta all’evasione, contrasto alla criminalità e alla corruzione, aumento del lavoro.
C’è un giovanissimo Silvio Berlusconi che nel 1994 promette soluzioni ai problemi più importanti del Paese, purtroppo l’esito – per ironia della sorte – è stato esattamente il contrario: “Più disoccupazione, Più inquinamento, Più droga, Più criminalità, Più corruzione, Più tasse”.
Lo stesso dicasi per Antonio Di Pietro che, in epoca più recente, promette di liberare l’Italia dai pesi della politica, peccato che si ritroverà con i pesi di Scilipoti, Razzi e del giovane Maruccio.
Infine un giovane Gianfranco Fini che nel 1992 dopo un drammatico filmato su mafia, sequestri e droga con un’atmosfera minacciosa recita: “Cosa faresti a chi uccide tuo figlio? Noi lo sappiamo”. Purtroppo non si è mai capito cosa sapesse l’attuale presidente della Camera.
3) Le facce comuni e dei vip che nel 1983 si prestano come testimonial per i partiti, qui un esempio con Panatta, Bertè, Soldati e Nesi e altri, oppure Gianni Morandi che nel 1974 motiva il suo NO all’abolizione del divorzio proprio partendo dalla sua famiglia felice.
Vi è anche il cartone animato di Gigi il Gatto, commissionato dal PSDI, che nel 1993 si rivolge in romanesco ai futuri pensionati in cui si auspicano garanzie di dignità economica e quindi di vita. Nei fatti, lo spot si rivela un insuccesso.
4) Poi ci sono degli spot artisticamente molto belli, fa tenerezza quello del 1984 del PCI che, con estremo coraggio per quei tempi, mostra una donna nuda e il suo bambino interrogandosi su come sarà l’Italia nel 2000 quando il bambino avrà compiuto vent’anni, peccato che non prevede l’esclusione del partito dal parlamento e un debito pubblico per ogni italiano di 40.000,00 euro.
Qui ho semplicemente riportato alcuni spot, singolarmente potete ricostruire la storia della comunicazione politica e gli insuccessi di questi decenni attraverso 450 filmati, potete comprendere il perché non è cambiato nulla e perché “forse” non cambierà nulla in futuro.
Per la prima volta forse trova giustificazione l’astensionismo di coloro che affermano: “se le cose non cambiano almeno non sarò complice”.
Una dichiarazione che, se pur triste, appare veritiera.