Enrico Mentana, le persone in Twitter ed io
Partiamo da una premessa: “Enrico Mentana è il mio giornalista preferito”; puntuale sulla notizia, competente sui temi che affronta, ha una particolare attitudine nel lavorare sulla notizia e sotto stress, attraverso lunghe dirette, senza mai mostrare la minima sbavatura.
Fuori dall’ambito professionale Enrico Mentana, attraverso il suo profilo Twitter, è caduto nella trappola del “dark web” quello in cui le doti umane come: pazienza, gentilezza e semplicità vengono messe alla prova da un numero sempre più crescente di “imbecilli digitali”.
In mancanza delle doti, sopra citate, si rischia di cadere nel ruolo anacronistico del “pesce bollito”, del permaloso, dell’antipatico e infine dell’ egoista.
Da sempre seguo il profilo del noto giornalista su Twitter, intervenendo più volte e senza mai ricevere un barlume di risposta, magari un tweet, un cenno di dialogo, in pratica ho “dialogato” come se fossi davanti ad un televisore in cui la comunicazione unidirezionale è dal tubo catodico allo spettatore.
In realtà sul web, quello che la letteratura commerciale definisce 2.0, le dinamiche cambiano, sono diverse e offrono sconfinati territori di dialogo talvolta costruttivo, talvolta demolitore ma che pur sempre vale la pena affrontare.
Il bravo giornalista, a seguito della vicenda perfettamente riassunta nella riflessione di Gianluigi Cogo, ha lasciato Twitter chiudendo quel monologo che lo vedeva protagonista, salvo rare battute con account ritenuti del suo pari.
Il web non è questo.
Enrico Mentana resta il mio giornalista preferito, ma non scarichiamo i propri limiti caratteriali o la scarsa consapevolezza del mezzo sulla gente che utilizza il Web, in particolare la piattaforma Twitter, perché ci sono anch’io e non accetto di essere offeso da chi pur sapendo descrivere i fenomeni collettivi non dimostra di conoscerne le strategie di integrazione.
Ognuno di Noi nasce con una tecnologia nel cuore, l’ottimo giornalista sarà nato con quella televisiva ed è giusto che con essa rimanga.
Il web non è pericoloso, è una grande scuola di vita in cui ci si imbatte nell’imbecille rumoroso, nell’ignorante saccente ma si è anche premiati da tanta umanità pronta a proteggerti, a scendere al tuo fianco, affermando la verità.
La difesa in Rete è mancata al giornalista e questo è l’unico dato che dovrebbe far riflettere il protagonista della vicenda, nonostante tutta la popolarità e il prestigio ottenuto nel corso di una splendida carriere professionale.
Internet è per tutti ma non tutti sono per Internet