Il mio Sì con la Fondazione Einaudi per la separazione delle carriere dei magistrati
Era il 1990 quando, forte di una laurea in giurisprudenza, entrai in uno Studio legale per iniziare il praticantato forense. Ricordo che gli avvocati penalisti dello Studio auspicavano già da allora la riforma delle carriere dei magistrati.
In quegli anni era un tema dibattuto tra pochi studiosi, una forma di pensiero embrionale che vedeva nella netta distinzione delle qualità tra requirente e giudicante un miglioramento della garanzia dei diritti della vittima e dell’imputato del processo penale.
Sono passati 35 anni e nel prossimo anno arriveremo ad un referendum confermativo probabilmente tra la metà di marzo e aprile 2026 e che spero porterà a compimento decenni di dibattiti e ponendo la parola fine a strumentalizzazioni e immobilismo.
Dedichiamo due righe tecniche al referendum confermativo che, a differenza di quello abrogativo, grazie all’art. 138 della Costituzione rappresenta uno strumento di democrazia diretta che permette ai cittadini di esprimersi su leggi di revisione della Costituzione o altre leggi costituzionali.
L’iter per giungere ad una consulta referendaria consultiva è agevolato e, come in questo caso dopo l’iter parlamentare, può essere promosso con la raccolta di un quinto delle firme dei membri di una Camera. Questo vuol dire che, dopo la riforma del 2020 che ha tagliato il numero dei componenti della Camera dei Deputati e del Senato, le firme ad oggi necessarie sono almeno di 80 deputati (su 400) oppure di 41 senatori (su 205). Restano invariate le altre forme come la raccolta delle firme di 500mila elettori o la richiesta di 5 Consigli regionali.
Consegnate le firme in Cassazione, la Suprema Corte ha 30 giorni di tempo per dare il via libera definitivo al referendum che deve essere comunicato al governo e ai presidenti delle Camere. Al Presidente della Repubblica spetta infine, su indicazione del Consiglio dei Ministri, indire la consultazione.
A differenza del referendum abrogativo, che può ritenersi valido solo se ai seggi si reca il 50%+1 degli aventi diritto e se i “sì” prevalgono sui “no”, il referendum confermativo non prevede l’obbligo di quorum di partecipazione e il risultato è determinato dalla maggioranza relativa dei voti validi, a prescindere dall’affluenza.
Con una prevalenza di “sì” la legge costituzionale viene confermata e diventa a tutti gli effetti legge dello Stato mentre con una prevalenza di “no” la riforma non entra in vigore e decade in automatico.
Io voterò “sì” al referendum confermativo sulla separazione delle carriere dei magistrati: requirente e giudicante.
Se parlate con il “cittadino medio” dalla giustizia dello Stato vi dirà che desidera: “un processo veloce, giusto e imparziale”
Ma cosa si intende per giusto?
Giusto nel giudizio o nell’acquisizione della prova e di conseguenza nella fase inquirente?
Sarebbe troppo facile rispondere giusto in entrambe le fasi, ma solo una delle due funzioni ha ricaduta sull’altra e questo è l’algoritmo alla base della separazione delle carriere.
Ho scelto di aderire all’appello della Fondazione Luigi Einaudi perché è terza rispetto al mondo della politica. La fondazione non è un partito politico e persegue quei valori liberali che sempre hanno contraddistinto il mio pensiero.
La sfida reale oggi è far tornare le persone ad interessarsi dello Stato, meno assenteismo alle urne e più senso di comunità altrimenti vincerà l’egoismo e l’individualismo.












