La legge è uguale per tutti anche sul Web
Il libro ripercorre tutte le fasi del processo penale italiano che ha visto tre dirigenti di Google Italy condannati dal Tribunale di Milano a sei mesi di reclusione per il reato di trattamento illecito di dati personali.
Il caso giudiziario nasce dalla pubblicazione, nell’anno 2006, sul sito internet gestito da Google viene pubblicato un video ripreso con un telefonino all’interno di una classe di una scuola torinese, dove un ragazzo disabile viene deriso e umiliato dai propri compagni.
La duplice vicenda processuale, svoltasi a Milano e Torino, viene raccontata sin dall’inizio delle indagini preliminari dai due autori. Il primo, Guido Camera, ha difeso Vivi Down, associazione Onlus milanese, la quale per prima ha denunciato i fatti alla magistratura; il secondo, Oreste Pollicino, ha seguito e studiato il processo dall’inizio sotto il profilo scientifico, il che ha consentito di contestualizzare la sentenza all’interno di un quadro normativo e giurisprudenziale più ampio, anche in prospettiva comparata.
Ma non c’è solo diritto: il libro offre la possibilità al lettore di seguire i risvolti sociali e personali dell’intera vicenda, conclusasi con una sentenza destinata a far discutere a lungo, per le rilevanti implicazioni giuridiche, sociali ed economiche.
Da sottolineare, al contrario di quanto affermato da “avventati commentatori” che il caso google versus vividown (non ha visto imputato internet ma uno specifico servizio di google così come congegnato nel 2006) il ricorso a sensazionali campagne per la libertà di opinione sembra, alla luce del diritto e del buon senso, ingiustificato.
Una riflessione di natura economico-giuridica: è probabile che la direttiva sul commercio elettronico adottata nel 2001, che prevede l’esonero di responsabilità, avesse in mente quegli internet service provider che fornivano il servizio di connessione in cambio di una contropartita economica, e non chi, come Google, fa dei guadagni – attraverso i contenuti generati dagli utenti – non chiedendo un quid per il servizio di connessione, che è gratuito, ma lucrando sulla pubblicità che ospita la piattaforma.
Qui non si tratta di fare delle campagne pro o contro Google, nessuno ha questo desiderio, si tratta solo di accertare in un moderno sistema economico le nuove soluzioni che prevedano per i fornitori di raggiungere il loro fatturato in tutta tranquillità e ai consumatori-utenti di essere tutelati nei loro diritti.
La sfida è iniziata.