Censura della libertà di espressione su Facebook e potrebbe accadere anche a te
UPDATE: chi sta parlando di questo post:
Il Secolo XIX
Assodigitale
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Questa mattina, alle ore 09.37, ho pubblicato una riflessione sull’autoscatto di Anastasia Chernyavsky ritenendo la foto artistica, non offensiva e sul fatto che l’immagine, pubblicata dall’artista sulla sua bacheca di Facebook, fosse stata ritenuta ingiustamente: “oggetto di violazione delle condizioni di utilizzo”, quindi rimossa e precluse le successive pubblicazioni.
Per essere certo di non violare le norme di Facebook ho inserito nella funzione “foto in evidenza” non la foto completa – riservando la visione esclusivamente sul mio blog – , ma una porzione della foto, in cui con l’espressione “censurata” si vede l’artista che a seno nudo viene abbracciata dai figli.
In questo caso ottengo due effetti: il primo rinominare la foto anche sotto il profilo tecnico: dimensioni, struttura del file e il secondo evitare che vada a violare le policy di Facebook, assolutamente certo che non possa ritenersi un’ immagine offensiva o pornografica.
Poi penso: “con tutto ciò che viene postato su Facebook: dalle farfalline tatuate, ai messaggi osceni, ai gruppi razzisti, omofobi, sessisti, all’istigazione al suicidio, al ciberbullismo, alle natiche dei vip o dei bimbiminkia, non sarà una mamma a fare scandalo, vero?
Promuovo la mia riflessione, pagando €.5.33 che Facebook regolarmente incassa.
Qualche ora dopo, alle 16,03, il mio account su Facebook viene bloccato.
Ritengo di non meritare tale ammonizione, perché ho espresso una libera e non offensiva opinione e la foto, così come postata non rientrava certamente nei canoni di violazione del social network.
A questo punto lancio una seria riflessione sulla limitazione che il social network può avere sulla nostra libertà di espressione, ripeto ad esser stata veicolata su Facebook è stata una foto, che come vedete non ha nulla di scabroso e non viola le policy dell’azienda, il blocco quindi è lesivo della mia libertà di espressione.
Adesso occorre fare una seria riflessione sulle nostre libertà digitali affidate ad un’azienda frettolosa, quanto assente nel dialogo con l’utente.
In assenza di chiarimenti, nei prossimi giorni, valuterò un esposto alla Procura della Repubblica in quanto l’ingiustificato blocco dell’account impedisce l’uso della casella di posta in real time.