Fuga dai social
Ho frequentato i social network dal 2008 fino a oggi. Un lungo viaggio che mi ha visto protagonista, come molti altri, di un esperimento straordinario: quello di condividere idee, riflessioni e conoscenze con un pubblico ampio e variegato.
Negli ultimi anni, tuttavia, qualcosa è cambiato profondamente. Le piattaforme social hanno progressivamente perso quella originaria finalità virtuosa per cui erano nate, ovvero promuovere scambi culturali, condivisioni intellettuali e confronti costruttivi.
Oggi, i social sono sempre più la patria incontrastata dei narcisisti, dei megalomani e di chi, incapace di brillare altrove, cerca disperatamente notorietà e validazione.
Ho deciso, dunque, di smettere di postare pensieri e riflessioni perché non trovo più alcuna soddisfazione nel partecipare a questo teatrino virtuale. Ormai i social sono affollati principalmente da chi è povero, povero di idee e spesso anche di reddito, da individui che coltivano l’illusione di trasformare ogni aspetto della loro vita privata in un lavoro redditizio. Purtroppo, raramente ciò accade davvero.
Siamo di fronte a un problema culturale e sociale evidente. Le piattaforme sono invase da una moltitudine che oscilla tristemente tra analfabetismo funzionale e vera e propria scarsità culturale, dove è difficile trovare dialoghi significativi o approfondimenti degni di nota.
Abbandonare questa dimensione per me è stato un atto necessario, forse anche di sopravvivenza mentale. Preferisco concentrare le mie energie altrove, in spazi dove il confronto sia reale, serio e rispettoso. Lascio dunque ai social il loro destino: continuare ad essere il triste rifugio di chi non ha nulla da dire, ma sente il bisogno irrefrenabile di dirlo lo stesso.
I social network sono inoltre diventati strumenti potenti per manipolare le menti, alterare percezioni e indirizzare comportamenti. Attraverso algoritmi raffinati e campagne mirate, le piattaforme riescono oggi a plasmare opinioni, amplificare divisioni sociali e polarizzare il dibattito pubblico. Questo scenario lascia intravedere un futuro poco costruttivo, dove il confronto aperto e sincero potrebbe essere sostituito da logiche di profitto e controllo sempre più pervasive e invasive.
Mi sono interrogato sull’opportunità di eliminare definitivamente i miei profili social. Da mesi ho avviato un processo di rimozione massiva di contenuti, tuttavia non ho avuto il coraggio di cancellare gli account. Questo perché i social rappresentano ormai una vera e propria estensione della nostra identità: eliminarli significherebbe quasi amputare una parte di sé.
Tutto qui, non lasciate un like ma fate una costruttiva riflessione.